08 novembre 2005

Parigi

Che uno un pò ci prova a capire perchè a Parigi, una delle città più belle del mondo, sia in atto una vera e propria guerriglia urbana.
Perchè se guardi il tg o leggi il giornale sembra che un gruppo di giovani maghrebini scapestarti si sveglia e non sapendo cosa fare si mette a dare fuoco alla periferia parigina, bruciando più di 900 macchine.
E' ovvio che dire una stronzata simile rende.
E' più facile.
Sono più facili i commenti che ti induce a fare: "sono sempre loro a far casino", "che se ne tornino al loro paese"...
Ma nessuno viene a raccontarti come si vive realmente nelle banlieues parigine, e in particolare Clichy sous Bois, epicentro della rivolta.
Dove la metà della popolazione ha meno di 25 anni.
Dove per più di un quarto delle famiglie, il capofamiglia è disoccupato.
Dove un quarto delle famiglie composte da sei persone o più abitano in trilocali o appartamenti ancora più piccoli.
Dove l'istruzione è pari a zero.
Dove la prostituzione è a livelli altissimi.
Dove queste cose vanno avanti da anni.
Basta farsi un giro su internet e spulciare la rete e i blog dei ragazzi parigini. Perchè sembra che ormai le cose vere puoi scoprirle solo in rete.
Poi però ci scappa il morto, in questo caso due adolescenti. E allora un servizio sulle banlieues comincia a fare notizia.
Ecco allora che il ministro degli interni Sarkozy si sveglia e decide di fare piazza pulita.
In effetti, ci sono centinaia di poliziotti che circondano la città, a poco a poco è tornata “la calma” ma tra una settimana, quando la tensione sarà scesa e i poliziotti andranno via, cosa succederà?
Quando si confrontano insieme povertà estrema, mancanza di istruzione e un crogiolo di culture totalmente diverse come marocchini, curdi, indiani e maghrebini la soluzione non può essere la repressione incondizionata.
E' ovvio che serve la polizia se una città sta bruciando. Sarebbe stupido e ipocrita negarlo.
Ma non puoi fondare nulla senza l'educazione.
E allo stesso tempo non serve fare gare benefiche per raccogliere fondi con l'intento di costruire una scuola se poi non educhi nessuno ad andarci o ad avere rispetto per la maestra anche se è una donna.

2 commenti:

marshall ha detto...

Come è andata a finire?
Scrivi il seguito.

Anonimo ha detto...

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