07 novembre 2005

Elizabethtown

Dopo aver causato alla ditta per cui lavora danni per centinaia di milioni, Drew Baylor viene licenziato da un grottesco capo interpretato da Alec Baldwin e spedito a casa, con conseguente rottura con la fidanzata, Ellen.
Un secondo prima di suicidarsi (scena davvero tragicomica) riceve la notizia della morte del padre.
Durante il viaggio ad Elizabethtown, sua città natale e teatro del funerale del padre, incontra la hostess Claire (Kirsten Dunst) che gli farà riscoprire la voglia di ridere e di innamorarsi della vita.
Film on the road, di quelli che il viaggio sulla strada si intreccia ad incastro con il viaggio simbolico verso la rinascita personale del protagonista.
Come nei film precedenti di Crowe la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale, quasi da co-protagonista, la musica, in Elizabethtown, ha un ruolo preminente, per certi versi sembra quasi che venga prima del film: sempre curata in ogni dettaglio, adatta a trasmettere le emozioni di ogni scena.
Il viaggio di ritorno del protagonista in compagnia dell'urna delle ceneri del padre entra di diritto nel club delle scene cult: una canzone per ogni luogo, una fotografia per ogni strada, un viaggio in solitaria attraverso le strade d'America toccando tutti i luoghi che hanno qualcosa da raccontare: dall'Hotel in cui venne assassinato Martin Luther King fino ai locali storici dove è nato il Blues.
Un viaggio che ti cambia, modifica te stesso e le tue priorità.
Film giovane, che anche la vecchiaia se è vissuta con leggerezza e insieme agli altri diventa sopportabile.
Film che almeno ci prova. A comunicare che gli avvenimenti spiacevoli sono quelli in cui perdi le persone care, non quando fai fiasco e vieni licenziato.
Ma anche una morte può segnare un nuovo inizio, di un film e di un rapporto con chi ti sta intorno.
Una nota di merito spetta sicuramente a Orlando Bloom, che, smessi i panni dell'elfo guerriero ne Il Signore degli Anelli conferma di essere un attore non solo bello, ma davvero capace. L'alchimia che si instaura con l'incantevole Kirsten Dunst è davvero coinvolgente e soprattutto in grado di dare vitalità alla parte del film, quella finale che cala leggermente di ritmo.
Infine non si può dimenticare il monologo finale, con tanto di balletto tip tap, interpretato dall'infallibile Susan Sarandon.
Un film da vedere. Di quelli che ti entrano dentro.