13 ottobre 2005



L'UOMO DEI TULIPANI

Ci sono libri che li leggi e passano.
Ce ne sono altri che li vivi e restano. Magari stanno lì. Sepolti sotto la valanga di ricordi che ci riempiono la testa. Ma ritornano sempre. Citazioni, frasi dette o pensate, personaggi che sembrano prendere forma nelle persone che incontri per strada.
L'uomo dei tulipani di Lorenzo Marini è uno di questi.
Così nitido da sembrare un film e tuttavia così sfumato da confondersi in un sogno.
A partire dai personaggi.
E allora incontri Claudius. L'uomo di scienza immerso nella sua ricerca impossibile. Impresa del catalogare le nuvole. Il fotografo del cielo.
O Van der Kalm. Incarnazione dell'elogio alla lentezza. Ma anche di una vita vissuta in ogni istante. In attesa dell'incontro che le darà il senso.
E poi i protagonisti.
Il pittore Napilut e la musa Assentia. Capaci di comunicarsi amore solo nei momenti di silenzio in cui Lui dipinge tulipani vivi della vita di Lei.
Con Blu, l'assistente cieca di Napilut. Unica a capire. Per saggezza e obbligata dalla natura . Che l'essenziale è invisibile agli occhi.
Uno di quei libri.
Che parlare di stile narrativo è inutile.
Che se senti l'odore dei luoghi. E vedi i colori dei fiori. Tutto il resto non conta.
Uno di quei libri.
Che non sai se è una fortuna che ti sono capitati.
O un peccato perchè li hai già letti e invidi chi ancora dovrà scoprirli.
Non solo.
Che forse la bellezza di un libro dipende molto dal bene che vuoi alla persona che te l'ha consigliato.
E allora non hai dubbi.
Il libro più bello che c'è.

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